Che cosa è il Trattamento mininvasivo della stenosi aortica con tecnica TAVI
La TAVI è una tecnica rivoluzionaria permette di sostituire la valvola aortica non più efficiente, senza dover subire un vero intervento chirurgico.
Sino a circa 10 anni fa, quando la valvola aortica degenerava (ossia i foglietti che la costituiscono iniziano a fondersi ed ispessirsi, causando un restringimento detto stenosi oppure una insufficienza) l’unico modo per porre rimedio era effettuare un intervento chirurgico di sostituzione valvolare aortica.
Intervento chirurgico di sostituzione valvolare aortica
Si procede classicamente aprendo il torace del paziente e collegando il corpo ad un cuore artificiale per la durata dell’intervento.
Di seguito si ferma il cuore del paziente, si incide e si asporta la valvola aortica danneggiata impiantandone una nuova. Al termine dell’operazione si fa ripartire il cuore del paziente e si chiude il torace.
Come è immaginabile questo intervento è un miracolo della medicina ma necessita successivamente di un tempo di recupero elevato.
Generalmente il paziente ritorna a casa dopo circa tre settimane dall’intervento e acquista una autonomia completa, simile e migliore della condizione pre-intervento, in circa 2-4 mesi.
Per questi motivi, data la portata dell’intervento, una grande parte dei pazienti con questa malattia che avevano più di 75 anni, non venivano operati perché i rischi e le complicanze post-operatorie risultavano non accettabili se i pazienti avevano altre malattie che rendevano più rischioso l’intervento.
Questa popolazione rappresenta circa il 40% di tutti i malati di stenosi aortica.
La tecnica TAVI
La tecnica TAVI (Trans Aortic Valve Implantation) nasce inizialmente proprio per permettere di curare questi pazienti.
Negli ultimi 10 anni sono migliorate molto sia le tecniche che i materiali con cui si esegue questo intervento.
Gli esami da fare prima del trattamento
E’ fondamentale la fase di pianificazione pre-procedurale.
Per fare questo si esegue generalmente una TC con contrasto dell’aorta, delle coronarie e dei vasi iliaco-femorali.
Quest’unico esame ci permette di capire come sarà il percorso per arrivare sino al cuore partendo dall’arteria femorale, che dimensioni ha la valvola del paziente, se le sue coronarie sono malate e necessitano di essere riparate prima etc, etc.
Il trattamento con tecnica TAVI
Dopo aver ottenuto queste indicazioni, e aver scelto il tipo di valvola e il tipo di accesso più adatto per il caso, il paziente viene sedato blandamente e gli viene praticata una anestesia locale.
La nostra porta di accesso sarà generalmente l’arteria femorale, attraverso cui si posiziona un filo metallico che viene condotto sin dentro il ventricolo sinistro, passando attraverso la valvola aortica ristretta.
Esattamente per come avviene con gli stent coronarici, sul filo si monta uno “stent” di grandi dimensioni che contiene al suo interno la valvola aortica.
Lo stent viene portato sino a livello della valvola danneggiata e viene rilasciato. Il rilascio “apre” immediatamente lo stent facendolo aderire alla parete aortica e quindi “schiacciando” la valvola malata.
All’interno dello stent sono contenuti dei foglietti (di pericardio bovino o porcino) che iniziano da subito a aprirsi e chiudersi, funzionando esattamente come una valvola convenzionale.
Quanto dura la TAVI
La TAVI ha una durata media di circa 8-10 anni e quindi si può ben comprendere come sia adeguata nei pazienti con più di 75 anni.
Inoltre esiste sempre la possibilità, nel caso in cui degenerasse, di impiantare un’altra valvola con lo stesso metodo, all’interno della precedente (tecnica chiamata “valve-in-valve”).
Gli studi scientifici PARTNER (1, 2, e 3) pubblicati sulla rivista più autorevole di medicina al mondo (il New England Journal of Medicine) hanno dimostrato come la procedura TAVI sia almeno paragonabile in termini di efficacia e sicurezza all’intervento chirurgico tradizionale quando effettuata nei pazienti con età superiore a 75 anni, a prescindere dal rischio globale del paziente.
Dopo l’intervento
Dopo l’intervento il paziente rimane ricoverato mediamente altri 3-5 giorni in cui vengono monitorati la funzione del cuore, la sede della puntura femorale e il ritmo cardiaco e viene successivamente dimesso potendo tornare alle sue attività quotidiane senza necessità di alcuna riabilitazione.