Come si manifestano arteriopatie periferiche e piede diabetico
Un’altra localizzazione possibile delle ostruzioni arteriose è costituita dalle arterie delle gambe e del piede.
Complice il fumo di sigaretta ed il diabete la malattia può iniziare con la difficoltà a camminare avvertendo crampi ai polpacci o ai glutei che costringono il paziente a fermarsi per riposare, ad intervalli sempre più brevi.
Quando la malattia evolve e si aggrava, il paziente può avvertire dolore a riposo o nei casi più gravi ulcerazioni e gangrena a livello del piede. Questa condizione rappresenta una situazione ad alto rischio di amputazione della gamba.
Fortunatamente anche questi tipi di ostruzione possono essere efficacemente curati con tecniche endovascolari mini-invasive (oltre alla terapia medica e chirurgica del caso).
Piede diabetico
Le forme di diabete molto aggressive o di lunga data possono portare alla formazioni di placche molto estese e ostruenti anche a livello delle arterie delle gambe e dei piedi.
Questa grave malattia è la prima causa di amputazione degli arti inferiori.
Inoltre, quando la malattia è così grave da estendersi sino ai piedi ci troviamo in uno stadio molto avanzato, che possiamo paragonare ad una forma di tumore maligno per quanto riguarda la sopravvivenza.
Diventa fondamentale inquadrare in modo esteso il paziente perché spesso oltre alla malattia del piede (magari prima manifestazione visibile) è presente già una malattia molto grave delle arterie del cuore e del cervello.
Come si manifestano arteriopatie periferiche e piede diabetico?
La malattia può iniziare con la difficoltà a camminare avvertendo crampi ai polpacci o ai glutei che costringono il paziente a fermarsi per riposare, ad intervalli sempre più brevi (la famosa malattia delle vetrine, in cui il paziente con la necessità di riposarsi, si ferma a guardare le vetrine dei negozi). Questa è ancora una fase a rischio più contenuto, in cui bisogna valutare attentamente se e come intervenire per ripristinare un corretto flusso sanguigno. Diventa fondamentale dare le corrette terapie mediche e reinquadrare lo stile di vita del paziente per evitare che la malattia peggiori.
Quando la malattia evolve e si aggrava, il paziente può avvertire dolore a riposo o nei casi più gravi vedere ulcerazioni e gangrena (la morte del tessuto) a livello del piede.
Questa condizione rappresenta una situazione ad alto rischio di amputazione della gamba. Purtroppo alcune volte la prima manifestazione può già essere quest’ultima.
Infatti nel paziente diabetico spesso è presente anche una neuropatia periferica, ossia l’incapacità delle terminazioni dolorose di trasmettere il dolore. Quindi il piede può presentare una grave gangrena senza che il paziente senta alcun dolore.
Spesso la partenza della malattia avviene in un piede che ha già una grave ostruzione delle arterie, ma ancora non presenta alcuna malattia visibile.
E’ sufficiente un piccolo taglio sulle dita del piede (come una vescica per aver portato scarpe strette o una sbagliata pedicure) per iniziare un danno locale che il nostro organismo non è in grado di riparare. Inoltre l’eccesso di zuccheri del diabetico favorisce la sovrainfezione batterica che inizia a determinare la comparsa di un ulcera rapidamente evolutiva.
Se il paziente trascura la lesione non è infrequente che giunga troppo tardi per poter salvare il piede o la gamba. Pertanto una semplice regola nei pazienti diabetici è: guardatevi tutti i giorni i piedi!!
E se notate tagli, ulcere, unghie improvvisamente nere, è necessario far vedere subito ad uno specialista la ferita per iniziare una terapia antibiotica e poi stabilire il timing della rivascolarizzazione e i trattamenti dell’ulcera.
Prima si ristabilirà un corretto flusso di sangue al piede, prima arriveranno l’ossigeno, le sostanze nutritive e i globuli bianchi (i nostri difensori) per ridurre e circoscrivere il danno.
Come possiamo curarlo?
Nella maggior parte dei casi, il trattamento prevede la collaborazione di più figure:
- un medico del piede diabetico specializzato nelle medicazioni avanzate (può essere vulnologo, un diabetologo o un chirurgo vascolare che ha intrapreso un percorso specifico) e nelle terapie antibiotiche
- un chirurgo del piede specializzato nel piede diabetico che decide se e quando asportare lesioni estese, incidere ascessi, effettuare correzioni di lesioni molto estese (lembi, curretage, amputazioni parziali)
- un podologo che tratta il piede diabetico per il mantenimento del benessere di un piede guarito
- un interventista endovascolare (il mio mestiere!) che possa riaprire le arterie delle gambe e del piede per consentire un corretto ripristino del flusso. Senza la “linfa vitale” ossia il sangue, un piede malato non potrà mai guarire e sarà destinato a peggiorare.
Fortunatamente anche questi tipi di ostruzione delle arterie possono essere efficacemente curati con tecniche endovascolari mini-invasive (oltre alla terapia medica e chirurgica del caso).
Come avviene l’intervento delle arteriopatie periferiche e del piede diabetico?
Si pratica generalmente in anestesia locale a livello dell’inguine una piccola puntura e si inserisce un tubicino (introduttore) di plastica.
Da questa porta di accesso, mediante iniezioni di mezzo di contrasto, possiamo vedere dove e come sono ristrette le arterie dell’arto.
Con fili guida, palloncini e stent dedicati a questo distretto (esattamente come avviene per le arterie del cuore) possiamo poi riaprire le occlusioni restituendo il flusso alla gamba.
Il paziente avvertirà immediatamente un sollievo con la scomparsa dei crampi durante la marcia (claudicatio) o del dolore a riposo.
Nei casi più gravi (ulcere e gangrena delle estremità) si potrà ridurre l’entità o addirittura evitare l’amputazione dei tessuti ulcerati che sono rimasti vitali.
In genere l’intervento dura circa 1-2 ore e il paziente può riprendere a mobilizzarsi dopo circa 8 ore.
Il ricovero medio per un trattamento di rivascolarizzazione richiede circa 2 notti.